La Storia del Bandito Andrea Fassa
I racconti si manifestano soprattutto sotto forma di leggende. Quale Bruggese non conosce la storia di Andrea Fassa, dipinto come brigante, ladrone, razziatore, assassino, con una invidiabile banda di “bravi” al suo seguito? Figura terribile, perennemente in lotta con gli abitanti di Salogni, colpevole dei più atroci delitti; in realtà pare fosse un guardiafrontiera dei Malaspina che viveva in una grotta (o in una capanna) tra i monti Ebro e Chiappo. Portava i capelli lunghissimi, che periodicamente faceva tagliare da un barbiere di Salogni. Questi, in cambio di una manciata di monete d’oro, promise alla banda rivale di Andrea Fassa la sua testa.
Un giorno infatti, forte della fiducia in lui riposta dal suo cliente, s’inerpicò tra i monti per il servizio abituale, portando però con sè al ritorno il macabro pegno.
Secondo una prima versione i bravi, scoperto il delitto, rincorsero ed acciuffarono il barbiere, che lasciava dietro di sè come prova inconfutabile le gocce di sangue del suo “trofeo”.
Lasciamo a voi immaginare la sorte di costui.
Secondo una seconda versione, il barbiere riuscì a fuggire lontano col suo tesoro, salvo poi commettere l’errore di tornare, ormai anziano al paese natio dove l’aspettava insieme ai suoi monti ed alla sua casa l’odio mai sopito dei bravi di Andrea Fassa.
Una diversa interpretazione della vicenda narra che a pettinare tutti i giorni i lunghi capelli del bandito fosse una donna di Salogni, che in cambio di una taglia consistente promise la testa del ricercato. Mentre egli si assopiva durante il servizio, la donna riuscì a decapitarlo.
Non passava molto tempo che al marito della donna venne richiesto di recuperare con la sua “benna” un maiale che più non riusciva a risalire la china che lo avrebbe riportato a casa.
Al ritorno sulla “benna” invece del suino stava il corpo senza testa del defunto contadino.